Scritto da: The Who
Diretto da: Eric Hill
Cast: Randy Harrison, James Berry, Jenny Powers, Angela Robinson, Jordan Barber, Hannah Shankman, Christopher Gurr, Zi Alikan, Rory Donovan [....]
Genere: Musical
Dove: Colonial theatre
Quando: 7 luglio - 16 luglio 2011
Opening: 9 luglio 2011 8,00 p.m.
Fonte: ondarock.it



“Tommy" degli Who fu una delle primissime opere concettuali che il mondo del rock strinse nel suo fagocitante e insaziabile abbraccio. Non la prima in assoluto, in quanto venne anticipata solo di pochi mesi dai lavori concept dei londinesi Pretty Things e Kinks con il loro celebre "Arthur". Ma certamente "Tommy" ha rivestito una importanza e una influenza decisive sulle generazioni future del rock.

"Tommy" e' la storia di un bambino il cui padre e' dato disperso in guerra e la cui madre, nel frattempo, si fa consolare da un nuovo amico. Il padre inaspettatamente fa ritorno a casa, coglie l'infedele in flagrante e ne uccide l'amante; Tommy, attraverso i riflessi di uno specchio, assiste alla tragedia e ne resta traumatizzato, tanto da perdere i sensi primari: rimane cieco, sordo, e muto. Il suo, da qui in avanti sara' un viaggio dantesco, una lenta ascesa verso la luce non solo metaforica. Un cammino che lo portera' a incontrare ambigui e bizzarri personaggi che faranno non solo da colonna sonora alla sua esistenza di invalido, ma saranno esperienze di vita per il suo brancolante svezzamento senza punti di riferimento precisi. Incontrera' nel corso del proprio cammino cugini violenti, conoscera' la droga, avra' per zio una persona subdola e viscida, diverra' campione di flipper attraverso le vibrazioni e l'unico senso rimastogli, il tatto. Verso la fine di questo labirintico percorso un dottore si accorgera' che l'unico modo di comunicare di Tommy e' attraverso gli specchi. La madre, inorridita da questa fantomatica teoria, distruggera’ gli specchi di casa, generando al tempo stesso una inconsapevole e miracolosa cura che liberera' Tommy dal suo gravoso handicap, donandogli, come per miracolo, tutti i sensi perduti.

E' una metafora autobiografica Tommy, una metafora del proprio autore, Pete Townshend. Tommy e' un essere umano che nel corso del proprio disagio fisico impara a vedere e scoprire il mondo attraverso l'immaginazione, e il mondo da par suo si mostrera' al suo cospetto; Tommy non sa niente di niente, e' vergine da tutto nella sua piu' totale purezza, la sua prigionia e' un labirinto buio e angusto: e' la vita che scorre via e che lo circonda senza che lui possa fare niente. Viaggera' con la fantasia e l'immaginazione creando un mondo personale e parallelo a quello reale. Solo quando il ragazzo, ormai, avra' completato il proprio percorso naturale fatto di esperienze vissute a modo suo potra’ tornare a essere come tutti gli altri.

Pete Townshend, il suo autore, era un ragazzo che veniva da bassifondi di periferia e che per la sua gran voglia di identificarsi in una societa' che non sentiva attinente al proprio modo di essere ha cercato con ogni mezzo di fuggire da essa. Pete Townshend e' Tommy, Pete Townshend e' quel brutto anatroccolo senza niente, soffocato da una realta' non sua, Pete Townshend evade da essa con la forza dell'arte, sulle ali della musica trova una sua particolare via di fuga da tutto quel grigiore che lo opprime. Gli Who sono stati per Townshend la prima occasione per crearsi una propria identificazione personale, un po' come per Tommy lo e' stato l'essere diventato campione di flipper, un primo tentativo di comunicare con l'esterno e soprattutto di sentirsi vivo.

Nel 1975 venne anche realizzato un film che rendeva omaggio a questa opera, un film creato da quel grande regista che e' Ken Russell. Opera in celluloide fantasiosa, grottesca e psichedelica, piena di colori sgargianti a rendere ancora piu' netto il buio di Tommy, il film traeva forza proprio dalla musica dell’omonimo disco, pubblicato sei anni prima: un capolavoro in cui gli Who abbandonano le ruvidita' selvagge di un recente passato, e si affidano a un lavoro piu' levigato nella produzione. Ci sono canzoni e suoni enfatici, in certi momenti, capaci di rendere vivida la storia. I testi sono un surrogato creato ad arte per rendere la storia quanto piu' possibile reale. Ci sono cavalcate strumentali infarcite di sovrane sonorita' orchestrali come "Overture", in cui il ritmo e' un’ode al senso ritmico e poliedrico di Keith Moon alle percussioni e di Townshend alla chitarra acustica, tra secchi stop e rullate frenetiche, trovano posto indovinate entrate a base di organi. Ci sono poi i momenti teneri e toccanti, come "It’s A Boy", e momenti di concitazione come in "1921", una fra le piu' belle canzoni dell'intero disco, ottimamente interpretata da Roger Daltrey con splendido struggimento e alta intensita' drammatica.

"Amazing Journey" e' un altro concentrato di atmosfere a nervi scoperti, sfondo ideale per certi scatti di melodia assecondati dal ritmo del basso potente ed espressivo del compianto John Entwistle. "Sparks" si rifa' ai canonici suoni introdotti da "Overture", ma lo fa creando un’atmosfera pregna di attesa, grazie ai frenetici rullati di Moon.

Il cammino di Tommy e' tenuto insieme da altri significativi esempi in musica che ne dettano le tappe della vita, come nel singhiozzante procedere di "Eyesight To Blind", o nel Natale anthemico di "Christmas", per poi trovarci proiettati in una dimensione onirica in quel cantato corale rarefatto che e' "Cousin Kevin", dalle forti reminescenze post-Beat. "The Acid Queen" e’ nobilitata da un arpeggio psichedelico, e da improvvise sferzate chitarristiche di Townshend, mentre "Underture" riprende il filo logico di "Overture", ma a farla da padrone in questo caso e' Entwistle con una saltellante linea di basso che segna la via da percorrere, mentre Townshend ricorre a sovraincisioni chitarristiche, prima acustiche, poi elettriche, che ricamano dolcemente di orpelli melodici l'intera struttura e imprimono poi rabbiose impennate adrenaliniche di furore ritmico. Sono i fiati, invece, a introdurre "fidale About" nel suo procedere a passo di marcetta, mentre la celebre "Pinball Wizard" e' inaugurata da una leggere chitarra acustica e da lampi elettrici che creano i presupposti per un evocativo cantato di Daltrey. Il ritornello e' il punto di forza del brano, intervallato dal controcanto nasale di Townshend, e proprio nel ritornello si tocca per la prima volta quella sensazione di spensierata giovinezza che Tommy recupera nel suo brancolante procedere attraverso le gioie e le soddisfazioni di semplici partite vinte a flipper. "Go To The Mirror" e' un’altra perla: il flipper e' ormai uno sbiadito ricordo, qui prevale la rabbia, la voglia di ribellione in quel riff chitarristico e soprattutto nella voce grintosa di Daltrey, salvo poi il riemergere di momenti di drammatica implorazione in quei brevissimi "see me, feel me, touch me, heal me!"

Gli Who si concedono una breve parentesi acustica attraverso le sonorità gospel di "Tommy Can You Hear Me?", lo specchi va in frantumi in "Smash The Mirror", creando vere "Sensation" di squisita e raffinata vena melodica, grazie proprio al sinfonismo e all'introduzione di strumenti a fiato che si contrappongono a uno scenario totalmente rock, riuscendo a coesistere in maniera perfetta. "Sally Simpson" ha invece cadenze di vispo e ammiccante fare pianistico: attraverso fluide scale, la chitarra acustica accompagna Daltrey in un cantato allegro che sconfina in un ritornello corale ed enfantico, mentre "I’m Free" e' Tommy che finalmente, attraversato l'inferno e il purgatorio, e' asceso al cospetto del paradiso e rivede la luce. Daltrey sintetizza il tutto attraverso un canto di liberatorio stupore, quasi bisbigliato con timidezza prima, e poi urlato con grintoso spirito di rivalsa, proprio come Tommy che si sorprende di fronte ai colori e ai suoni del mondo e, rendendosi conto che e' tutto reale, si lascia piacevolmente sommergere dalla felicita'. "We’re Not Gonna Take It" e' un inno, intervallato da un subdolo quanto ripetitivo pianoforte, il cantato e' sofferto e al tempo stesso toccante: sembra quasi una preghiera di religioso ringraziamento, vera gemma finale di questa drammatica e avventurosa storia di dolore e rinascita.

Anche la copertina del disco e' un capolavoro evocativo: sbarre di metallo che racchiudono il buio, il buio del cieco vivere di Tommy; ma colombi bianchi volano al di la' delle sbarre, lo spirito e l'immaginazione di Tommy non possono essere intrappolati, volano liberi e leggeri fuori da quella misera prigione.





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Redatta da Marcy

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