The Malcontent

Di: John Marston
Diretto da:
Ethan McSweeny
Genere: Tragicommedia
Cast: Randy Harrison, Matthew Rauch, Michael Stuhlbarg.
Dove: Red Bull Theater
Quando: 17 novembre 2008
Fonte : tiraccontoiclassici


La vicenda è ambientata a Genova, in un immaginario ducato nelle mani d'un duca Pietro, il quale ha usurpato il trono al precedente duca Altofronto, in virtù dell'appoggio ricevuto dai propri suoceri, i Medici di Firenze. Il duca spodestato è stato bandito, mentre la moglie Maria è rimasta a Genova in una sorta di prigionia. Questi gli antefatti.
Altofronto però non è andato in esilio, come tutti credono. È rimasto in città sotto mentite spoglie. Chiamato Malcontento si aggira nel ducato e a corte impersonando il ruolo di uno sfrontato misantropo che si permette il lusso di cantarle in faccia a tutti, duca Pietro compreso. Essendo l'unico che non nasconde quello che realmente pensa, dice la verità, non adula, non dissimula, per quanto sia un personaggio molto scomodo è alla fine bene accetto a corte e poiché è ritenuto un balordo ciarliero, ma inoffensivo, riesce a intrufolarsi dappertutto e a scoprire le tresche d'ognuno. "Il suo maggior diletto – si dice di lui – è quello di procurare molestie agli altri, di affliggere tutti in quello in cui più si affliggono, di soffiare su ognuno..." (I, 2/3). "Questo travestimento mi permette ciò che di rado giunge alle orecchie dei sovrani: la libertà di parola..." dice di sé Malcontento e ne fa uso a profusione colpendo chiunque gli capiti a tiro. Per vendicarsi dunque del duca Pietro che gli ha usurpato il trono ecco che gli getta in faccia quanto lui ignora: "Duca tu sei un becco e un cornuto ed è Mendoza l'uomo che fa di te un animale cornifero...". Il povero duca Pietro è profondamente innamorato della propria moglie Aurelia, figlia del potente granduca di Firenze, e la scoperta della di lei infedeltà lo getta nello sgomento più nero. Mendoza è un furfante, tutto e solo furfante, senza chiaroscuri, un cortigiano potente e arrivista che ha una tresca con Aurelia, moglie del duca, e ambizioni sfrenate di carriera. Attaccato dal duca, non solo riesce, Mendoza, a far credere al povero cornuto che non è vero che lui è l'amante della moglie, ma anzi riesce a guadagnarsene tutta l'amicizia e la fiducia incolpando un suo rivale che stava per soppiantarlo nelle simpatie della duchessa. Non basta: riesce persino a farsi nominare successore al trono. A questo punto Mendoza ordisce un piano abbietto e ambizioso. Quello di far assassinare il duca Pietro, con la complicità della duchessa, per liberarsi poi della duchessa stessa condannandola a morte per adulterio (fingendo che l'adulterio fosse con altri, non con sé...), prendersi lui la corona del ducato e infine, per garantirsi da ogni opposizione, sposarsi la ex duchessa Maria, la moglie cioè del duca precedente, quello spodestato da Pietro e oggi travestito da Malcontento. Tutto andrebbe liscio se non fosse che per compiere questi misfatti Mendoza si appoggia proprio a Malcontento. Il quale finge di stare al gioco...: simula l'assassinio del duca Pietro e lascia che Mendoza si impadronisca della corona e tenti di sposare Maria, la propria moglie. Ma Maria è virtuosa. Ama il marito, creduto scomparso da più di un anno, e non cede alla lusinga del perfido Mendoza, nemmeno sotto minaccia di tortura e di morte. Gran stupore di Malcontento, il marito, il quale è costretto ad ammettere "di aver trovato una donna onesta: anche fra le donne, come in tutte le altre cose, ve n'è qualcuna buona...!" (V, 2). Il gran finale con la resa dei conti, come spesso nei drammi elisabettiani, è demandato a un "masque": una rappresentazione teatrale celebrativa. Mendoza la chiede per festeggiare la raggiunta corona di duca. Attori del masque sono, tra gli altri, i due duchi, Malcontento (creduto in esilio) e Pietro (creduto ucciso), entrambi sotto mentite spoglie e ora alleati tra loro contro il comune nemico Mendoza. Durante la danza ciascuno dei due rivela la propria identità alla relativa sposa, Maria, la fedelissima, e Aurelia, l'infedele ora pentita. E finalmente i due duchi gettano sulla scena i travestimenti e smascherano Mendoza. Altofronto, l'ex Malcontento, riprende sia il trono che la virtuosa moglie e il dramma si conclude con il perdono per Mendoza e per chi lo aveva appoggiato.

Non è, Il Malcontento, un dramma particolarmente bello e non è certo Marston un creatore di caratteri, salvo la figura di Malcontento, l'unica che spicca per temperamento e che riesce, là dove dà libero sfogo a cinismo, misantropia, sconsolata sfiducia in tutto il genere umano, a costruire un personaggio di un certo rilievo drammatico.

Ciò che la rende letterariamente e storicamente interessante è che la figura di Malcontento ricorda da vicino due personaggi shakespeariani (di ben altra statura poetica, ovviamente...): Timone d'Atene e il duca di Vienna di Misura per Misura. Il duca di Vienna, nel suo ruolo di sovrano che osserva e giudica i propri cortigiani sotto mentite spoglie e Timone nel feroce atteggiamento di critica cinica, misantropa, devastante, sfiduciata, rabbiosa, verso il mondo intero. Il Malcontento è del 1603, Misura per Misura forse è dello stesso anno o del successivo e Timone è sicuramente posteriore (1604-1610).

Non ci sono prove che Shakespeare si sia ispirato a Marston, ma anche solo il sospetto, legittimo, è sufficiente a rendere immortale il personaggio di Malcontento.




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Redatta da Marcy

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