Di: Tennessee Williams
Diretto da: Joe Dowling
Cast: Randy Harrison, Harriet Harris, Tracey Maloney, Bill McCallum, Jonas Goslow.
Dove: Guthrie Theater -Minneapolis
Quando: 20 gen. 2007 - 25 marzo. 2007
Opening: 12 gennaio 2007.
Fonti: Apriteilsipario, Cinemavvenire


Il teatro è il luogo della memoria: al levarsi del sipario i personaggi resi immortali dalla penna dei drammaturghi prendono vita e tornano a raccontare la propria storia. E come la memoria il teatro ha il potere di stemperare i drammi del passato; fa rivivere gioie e dolori con quel distacco, con quel "senno di poi" che permette di leggere l'esistenza sotto un'altra luce.


Lo scriveva Thornton Wilder in Piccola città: "accade mai che si sia qualcuno che comprende la vita mentre è vivo?". E lo sapeva bene Tennessee Williams quando, nel 1945, imboccò la strada del successo scrivendo Lo zoo di vetro.

Lo zoo di vetro è una delle prime prove di quello che diventerà uno dei più importanti drammaturghi del secondo dopoguerra: Tennessee Williams. Ancora lontano dalla chiusa drammaticità di orizzonti senza uscita, silenzi opprimenti e vane speranze che caratterizzano le opere successive, questo dramma giovanile filtra i temi cari all’autore americano attraverso la poesia e la musica.

Williams lo definisce un "dramma della memoria", quanto accade sulla scena è soltanto il ricordo di un giovane aspirante poeta che fa i conti col suo passato. Narratore e al contempo attore della vicenda, Tom è anche voce del drammaturgo e occhio dello spettatore nell’indagare una vicenda privata e personale.


La Trama

L’intreccio è piuttosto semplice, quasi banale. Una famiglia americana degli anni ’30 che vive il dramma dell’abbandono e della solitudine, una famiglia chiusa in sé, un piccolo zoo, in cui ognuno sogna la fuga e teme la lontananza. Amanda, la madre, rappresenta la spinta centripeta, quell’attrazione fatale per l’ordine, per il mantenimento di un nucleo familiare apparentemente solido e unito. Al polo opposto è Tom, il giovane in cerca di avventure, in cerca di piaceri, mosso come suo padre dall’esigenza di fuggire e di scrollarsi dalle spalle quella famiglia opprimente. Fra loro Laura, ragazza fragile, timida, inadatta alla vita, chiusa in casa fra vecchie canzoni al grammofono e le statuette del suo zoo di vetro. La visita di un vecchio amico, la speranza subito delusa di un futuro, l’ennesima illusione spezzata rompono per sempre la cappa opprimente di apparenza e vergogna.
I protagonisti si rivelano come le statuette dello zoo di Laura: la madre è la tigre protettiva e feroce verso i suoi cuccioli, il figlio un uccello chiuso in voliera e desideroso di emigrare, la figlia un somarello zoppo che sogna di diventare un unicorno. Anche loro un piccolo zoo, anche loro di vetro: apparentemente forti, luminosi, splendenti, ma in realtà profondamente fragili, pronti a rompersi ad ogni più piccolo movimento. E sarà così: non soltanto l’unità apparente della famiglia si infrangerà di fronte alla realtà, ma la stessa identità individuale dei personaggi dovrà per sempre fare i conti con incrinature profonde e insanabili.

La dimensione del dramma come memoria, come ricordo portato sulla scena da un personaggio, significa per Williams la formulazione di un nuovo tipo di teatro. Lontano da ogni pretesa di verisimiglianza o di realismo, il ricordo apre la strada alla fantasia, alle rimozioni, ai sogni.

Lo zoo di vetro è una pièce ambientata nel Sud degli Stati Uniti, in una terra trafitta dal sole, chiusa in sé e refrattaria a qualsiasi cambiamento. Eppure, anche in questo Eden paradossale e aspro, si avverte la presenza dello spirito della guerra da poco conclusa che ancora aleggia sui campi di battaglia. Lo stesso luogo evocato nel titolo, lo zoo, riunisce in sé le idee di protezione e prigionia, rimanda ad esseri vivi ma in gabbia, curati eppure schiavi.
Questo zoo, per di più, è di vetro: di un materiale fragile per natura, che rende la situazione ancora più beffarda. È questo suo essere una metafora moderna ed eterna che dona all'opera di Tennessee Williams un valore extratemporale.

Tuttavia, Williams sceglie di collocare il proprio testo in una preciso spazio e in un preciso tempo: è in uno Stato del Sud, nell'epoca post-bellica, che si svolgono le vicende di una famiglia decaduta, i Wingfield.

I personaggi

Amanda ricorda di quando era una ragazza affascinante e sicura di sé e guarda con pietà alla sua attuale condizione: ora ha un figlio, Tom, ed una figlia zoppa e fragile, Laura.

È Laura a custodire con immensa cura la collezione di piccoli animali di vetro che dà il nome e il senso all'intero dramma.

Non è un caso che, fra tutti i suoi animali, Laura ami particolarmente un unicorno, simbolo dell'inconsistenza delle illusioni.

La madre Amanda tenta di contrastare questa fragilità con un tenace vitalismo e convince il figlio Tom ad invitare a pranzo uno dei suoi amici, sperando che dall'incontro con Laura possa nascere un rapporto, un dialogo, un'amicizia, qualcosa che provochi un cambiamento.

Tom invita Jim O'Conor, la personificazione dell'ideale di Laura, l'unicorno del suo zoo di vetro.

Jim è educato, cortese, impeccabile, insomma perfetto... e fidanzato già da tempo con una brava ragazza cattolica e irlandese di nome Betty. A Laura non rimane che sorridere, allontanarsi e poi tornare per deporre nelle mani di Jim “un souvenir”: il suo unicorno di vetro. Gli dona così il pezzo più pregiato della sua collezione, come un ostaggio, un prigioniero che non tornerà più indietro.




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Redatta da Marcy

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